Cambiare per non estinguersi
Qualcuno, tale Charles Darwin, arrivò a descrive le fasi di selezione e adattamento delle specie animali e vegetali traendone la seguente conclusione: le specie si adattano all’ambiente con il quale interagiscono al fine di avere le migliori possibilità di sopravvivenza e di riproduzione.
Le specie progrediscono e si adattano anche per tentativi non sempre coronati dal successo: se l’adattamento non ha esito positivo, allora quel segmento nel processo evolutivo si estingue, altrimenti permette trasformazione ed evoluzione.
Se in tutto questo identifichiamo il percorso di “accumulo di istruzioni” necessarie per affrontare il cambiamento come una strategia (si dice infatti “strategia evolutiva”) allora possiamo affermare che una strategia si attua al solo scopo di mantenere lo statu quo o di modificarlo. Non esiste un altro motivo per intraprendere un percorso di accumulo di istruzioni se non per mantenere o modificare il proprio stato.
Alcuni esempi? Il politico in carica farà di tutto perché le cose non cambino per mantenere il suo stato, chi sta all’opposizione invece farà di tutto per cambiare e acquisire il diverso stato. Se posseggo un chiosco in un litorale e non vi è alcun altro chiosco concorrente nei dieci chilometri intorno, non occorre che investa in costosi cambiamenti per migliorare poiché basteranno pochi accorgimenti ed il mio mercato sarà comunque assicurato. Se diversamente viene installato nei pressi un nuovo chiosco, avrò il problema di attrarre i clienti nel mio anziché farli andare dal concorrente, quindi dovrò modificare i miei comportamenti.
Ma perché l’evoluzione è sempre complicata e non garantita? Perché esiste la resistenza al cambiamento. Avete presente la paura del buio insita negli esseri umani? Abbiamo convissuto per migliaia e milioni di anni in un ambiente che alternava il giorno alla notte. Ogni essere vivente si nutriva di altri esseri viventi, animali o vegetali, e a sua volta era cibo per qualcuno. La competizione per il cibo e l’ambiente riproduttivo era elevatissima e incerta, nel buio si poteva essere sorpresi e mangiati e lo spostamento poteva significare incontrare esseri viventi più potenti ed essere sopraffarti. In questo ambiente si è maturata la paura e la resistenza al cambiamento. Questa resistenza è stampata dentro di noi.
L’idea di dover cambiare lo status quo provoca in tutti noi paura e resistenza. Solo l’evocazione di una imminente “catastrofe”, tale da mettere a rischio la sopravvivenza del sistema, ci porta ad affrontare le paure del cambiamento. (È sistema l’insieme di diversi elementi interagenti tra loro in una forma più o meno organizzata).
Traduciamo il tutto nelle organizzazioni aziendali?!?
- La sopravvivenza è il fattore primario del cambiamento (per le singole persone che vi operano e per l’azienda nel suo insieme, sistema);
- La sola idea di dover cambiare lo status quo provoca paura e resistenze;
- L’impresa deve attuare una strategia comunque e sempre, sia per mantenere lo stato che per modificarlo.
Ebbene, quante sono le imprese che hanno un proprio piano strategico? E quante stanno affrontando il cambiamento in atto con consapevolezza? L’attuale contesto sta mettendo le imprese a dura prova, ma non sono solo i fattori esterni a condizionare le persone e le organizzazioni, spesso è l’entropia che la fa da padrona. Ma noi, siamo fiduciosi!
di Cristina Bonetti